Blue Lines
Massive
Copertina di Robert “3D” Del Naja
Il disco e il contesto storico-musicale
Pubblicato nell’aprile del 1991, Blue Lines rappresenta uno spartiacque silenzioso ma radicale nella storia della musica contemporanea. In un’epoca dominata dall’esplosione del grunge americano e da un pop europeo ancora legato a forme rassicuranti, i Massive Attack inaugurano un linguaggio nuovo, introverso e stratificato, capace di fondere hip hop, dub giamaicano, soul, elettronica e suggestioni jazz in una forma inedita.
Bristol, città portuale e multiculturale, diventa il laboratorio ideale di questa sintesi: un luogo attraversato da flussi migratori, memorie coloniali e sottoculture urbane. Blue Lines non è soltanto un album d’esordio, ma l’emersione di un clima emotivo e sociale preciso, fatto di lentezza, sospensione e profondità emotiva. Brani come Unfinished Sympathy o Safe from Harm introducono un’idea di musica urbana che rinuncia all’aggressività per privilegiare il sussurro, l’attesa, la tensione trattenuta. È la nascita di quello che verrà definito, non senza approssimazione, trip hop: una musica del dopoguerra fredda, più psicologica che politica, ma intimamente legata al suo tempo.
Copertina: analisi visiva e lettura simbolica
La copertina di Blue Lines, realizzata da Robert “3D” Del Naja, si presenta come un manifesto di austerità concettuale e rigore semantico. Su un fondo color avana, che richiama il cartone grezzo degli imballaggi industriali, campeggia il simbolo internazionale di pericolo per materiali infiammabili: un rombo rosso con una fiamma nera. L’immagine non è illustrata né interpretata, ma prelevata direttamente dal linguaggio della segnaletica industriale e trasferita, senza mediazioni, nel contesto culturale della musica popolare.
In questa edizione dell’album, pubblicata dopo lo scoppio della Guerra del Golfo, il nome del gruppo compare ridotto alla sola parola Massive. L’assenza del termine Attack accentua ulteriormente la forza iconica del simbolo, lasciando che sia l’immagine stessa a veicolare il senso di pericolo, tensione e potenziale deflagrazione. La tipografia, nera, inclinata e funzionale, attraversa il segno senza integrarsi con esso, generando una frizione visiva tra testo e icona. Nulla qui vuole sedurre: la copertina non promette, avverte.
Il riferimento al codice “2” (gas infiammabili) rafforza l’idea di una materia sonora invisibile ma altamente reattiva, capace di propagarsi lentamente e di agire in profondità. Culturalmente, l’immagine si colloca in una zona di confine tra ready-made duchampiano, estetica post-industriale e cultura street. È una copertina che adotta il linguaggio del controllo, del rischio e della sorveglianza, trasformandolo in metafora musicale: Blue Lines appare come un oggetto potenzialmente pericoloso non per ciò che mostra, ma per ciò che contiene.
Aneddoti e curiosità
La presenza della sola dicitura Massive sulla copertina è direttamente legata al contesto geopolitico del 1991. Con l’inizio della Guerra del Golfo, il termine attack risultò inopportuno in un clima di forte sensibilità mediatica e di diffusa autocensura, soprattutto nel Regno Unito. Per evitare restrizioni nella diffusione radiofonica e promozionale del disco, si decise di intervenire sull’artwork, modificando temporaneamente il nome del gruppo. Una scelta contingente, che non intaccava l’identità del progetto ma ne sottolineava, ancora una volta, il dialogo stretto con il proprio tempo storico.
La realizzazione di Blue Lines fu segnata da una dimensione collettiva e informale. Molte sessioni di registrazione avvennero in ambienti domestici, in particolare nella casa di Neneh Cherry, figura centrale nel sostenere e incoraggiare il progetto nelle sue fasi iniziali.
Andrew “Mushroom” Vowels era così determinato a ottenere un suono orchestrale autentico per Unfinished Sympathy che vendette la sua Mitsubishi Shogun (un SUV molto ambito) per finanziare la sessione con un’orchestra di 40 elementi ai celebri Abbey Road Studios.
Dal punto di vista musicale, Safe from Harm utilizza un campionamento tratto da Stratus di Billy Cobham, esempio emblematico della capacità dei Massive Attack di rielaborare materiali jazz-fusion all’interno di un contesto urbano e contemporaneo, senza mai ridurli a semplice citazione.
Cenni sull’autore della copertina
Nato a Bristol nel 1965, Robert “3D” Del Naja è il carismatico frontman e la mente visiva dei Massive Attack. La sua importanza risiede nella capacità di aver traghettato l’estetica della strada nelle gallerie d’arte e sulle copertine dei dischi, mantenendo un’integrità politica e artistica ferrea. Già a metà degli anni ’80, 3D era il più celebre writer della sua città, il primo a usare lo stencil in modo sistematico, tanto da influenzare profondamente la scena artistica globale.
Un capitolo centrale della sua biografia è l’indissolubile legame con Banksy: numerose indagini e coincidenze geografiche suggeriscono che l’identità del celebre street artist possa coincidere con quella di Del Naja o, più verosimilmente, che Banksy sia un collettivo artistico guidato dallo stesso 3D. Questa teoria è alimentata dal fatto che le opere di Banksy appaiono spesso nelle città toccate dai tour dei Massive Attack e dalla comune radice stilistica e politica. Come artista visivo, Del Naja ha imposto uno stile industriale e concettuale che ha ridefinito il packaging musicale, mentre come musicista e attivista ha sempre usato il palco per veicolare messaggi sociali complessi, rimanendo una delle figure più autorevoli e coerenti della cultura contemporanea.




