Thick As A Brick

Autore copertina
Autore del disco
Anno pubblicazione
1972
Formato disco
LP 12"

Thick As A Brick

Jethro Tull

Copertina di Ian Anderson

Il disco e il contesto storico-musicale
Pubblicato nel 1972, Thick As A Brick è il quinto album in studio dei Jethro Tull ed è considerato uno dei pilastri del rock progressivo degli anni Settanta. L’opera nasce come risposta ironica e concettuale al clima musicale del tempo, dominato da concept album ambiziosi e da lunghe suite strumentali di gruppi come King Crimson, Yes o Emerson, Lake & Palmer, che spingevano il rock verso forme quasi sinfoniche.
Ian Anderson, leader e mente creativa del gruppo, volle satirizzare quella tendenza del rock a prendersi troppo sul serio, creando un lavoro che, pur concepito come parodia, divenne uno dei capolavori assoluti del genere.
L’album è composto da un’unica lunga suite di circa 44 minuti, divisa in due parti solo per esigenze tecniche legate al vinile. La musica intreccia elementi di rock, folk, blues e suggestioni classiche, con la caratteristica presenza del flauto traverso di Anderson.
I testi sono attribuiti con tono ironico a un presunto bambino prodigio di nome Gerald Bostock, personaggio immaginario usato come espediente narrativo per riflettere sulle pretese intellettuali del rock progressivo e, insieme, sulle ipocrisie e il conformismo della società contemporanea.

Analisi visiva e lettura simbolica
L’ideazione della copertina di Thick As A Brick è attribuita al genio creativo di Ian Anderson ed è considerata una delle più geniali e anticonvenzionali nella storia del rock. Non si tratta di un semplice cartoncino illustrato, ma della riproduzione perfettamente piegata e sfogliabile di un quotidiano britannico immaginario di quattordici pagine, il St. Cleve Chronicle & Linwell Advertiser, datato venerdì 7 gennaio 1972.
Stampato e impaginato con la precisione di una vera testata locale, il giornale contiene articoli, rubriche, necrologi, pubblicità e curiosità inventate, tutti scritti da Anderson con tono ironico e parodico. La prima pagina racconta la (falsa) notizia della squalifica del giovane Gerald Bostock — il presunto autore del poema Thick As A Brick — da un concorso letterario per aver scritto versi ritenuti osceni. Attorno a questa storia si sviluppano notizie surreali e grottesche che imitano perfettamente lo stile dei tabloid inglesi, dando vita a un mondo autonomo, verosimile e ironico.
Dal punto di vista grafico, il design in bianco e nero, la tipografia rétro, le fotografie in stile reportage e la fitta impaginazione testuale conferiscono alla copertina una straordinaria coerenza concettuale. Ogni dettaglio — dagli articoli di cronaca alle inserzioni pubblicitarie — contribuisce a creare un universo narrativo parallelo che estende la musica oltre il vinile, rendendo l’oggetto discografico parte integrante del racconto.
L’intera operazione è un atto satirico elaborato: Anderson prende in giro l’ossessione per i concept album e la tendenza della critica a “intellettualizzare” il rock, attribuendo sarcasticamente i testi dell’album a un bambino prodigio immaginario. In questo modo deride la ricerca di significati nascosti e il culto dell’autore geniale, trasformando la parodia in una riflessione sulla natura stessa dell’arte e del linguaggio.
L’uso del quotidiano come packaging riflette il desiderio di fondere l’arte con il quotidiano, elevando un oggetto comune a veicolo di un’opera complessa e concettuale. La notizia della squalifica di Bostock diventa anche una critica all’ipocrisia dell’establishment e alla superficialità dei media, che giudicano e censurano in modo meccanico.
Considerata un punto di riferimento nella storia del packaging discografico, la copertina di Thick As A Brick rompe ogni convenzione del design del vinile, trasformando il disco in un oggetto d’arte concettuale a metà tra Duchamp e la Pop Art, perfettamente in linea con la tradizione ironica e dissacrante della cultura britannica.
Attraverso questo linguaggio ibrido, Anderson fonde musica, testo e immagine in un’unica esperienza artistica, anticipando temi come la manipolazione dei media e la costruzione dell’identità autoriale, che manterranno grande attualità anche nei decenni successivi.

Aneddoti e curiosità
La copertina non è soltanto estetica ma anche funzionale: la sua struttura di vero giornale da sfogliare, con giochi e testi da leggere, trasformava l’acquisto del disco in un’esperienza d’intrattenimento prolungata che invitava l’ascoltatore a interagire attivamente con il concetto dell’album.
La realizzazione del giornale fittizio fu un’impresa complessa. Richiese, secondo i Jethro Tull, un grande sforzo che, per la sola preparazione e impaginazione, superò le due settimane di lavoro tipografico, con la collaborazione di tutto lo staff della Chrysalis Records. Questo dato sottolinea l’importanza che Ian Anderson attribuiva all’aspetto concettuale e all’umorismo come parte integrante e paritetica dell’opera musicale.
La difficoltà nel mantenere intatto il giornale-copertina ha reso le copie originali in buone condizioni dei veri e propri oggetti da collezione.
La maggior parte degli articoli fittizi e assurdi, spesso firmati con pseudonimi grotteschi, fu scritta da Ian Anderson stesso in collaborazione con il bassista Jeffrey Hammond (che scrisse gran parte del materiale umoristico), confermando il tono volutamente satirico e grottesco dell’opera.
L’estremo realismo e la cura dei dettagli del “St. Cleve Chronicle” spinsero molti fan, all’uscita, a credere che Gerald Bostock fosse una persona reale e che il giornale contenesse notizie vere, amplificando l’efficacia della satira di Anderson.

Cenni sull’autore della copertina
Ian Anderson (nato nel 1947 a Dunfermline, Scozia) è musicista, cantante e flautista dei Jethro Tull, ma anche ideatore visivo e concettuale di molti dei loro album. Caratterizzato da una visione ironica e intellettuale della musica, Anderson ha spesso curato personalmente l’immagine della band, costruendo un’identità ibrida tra folk, rock e teatro.
Nel caso di Thick As A Brick, la sua idea di fondere musica e satira giornalistica rappresenta una delle più brillanti operazioni concettuali del rock progressivo, confermandolo non solo come autore musicale ma come artista totale, capace di orchestrare suoni, testi e immagini in un’unica visione narrativa.

Museum Hours

9:30–6:00, Monday Until 8:00

Museum Location

2270 S Real Camino Lake California