Olympia
Bryan Ferry
Copertina di Adam Whitehead
Il tredicesimo album in studio di Bryan Ferry, Olympia (2010), segna il ritorno al suo inconfondibile sophisti-pop. Realizzato con una straordinaria squadra di collaboratori — dai Roxy Music a Nile Rodgers, David Gilmour, Scissor Sisters e Jonny Greenwood — il disco riflette l’ambizione e l’eleganza che da sempre definiscono la visione artistica di Ferry. La copertina cattura immediatamente lo sguardo: Kate Moss, ritratta da Adam Whitehead, appare adagiata su lenzuola di raso, in posa languida e teatrale. L’iconica modella assume i tratti di una moderna femme fatale hollywoodiana: labbra rosso lollipop, gioielli scintillanti al collo, capelli sciolti dai riflessi dorati che si diffondono attorno al volto. In alto, il titolo OLYMPIA compare in caratteri eleganti, con sobrietà grafica che amplifica la potenza dell’immagine. Il concept si ispira dichiaratamente a Olympia (1863) di Édouard Manet, dipinto che scandalizzò la Parigi ottocentesca per la sua audace modernità nella rappresentazione del nudo. Ferry, raffinato collezionista e conoscitore d’arte, costruisce un analogo cortocircuito: una provocazione elegante, un erotismo sofisticato, un’ambiguità sospesa tra innocenza e seduzione. Kate Moss, icona controversa della moda contemporanea, diventa incarnazione perfetta della fusione tra cultura pop e immaginario artistico. Dal punto di vista stilistico, la copertina unisce minimalismo grafico e sensualità fotografica: il bianco dello sfondo esalta la figura centrale, mentre l’inclinazione del corpo e lo sguardo ammiccante introducono dinamismo e tensione visiva. L’immagine richiama il glamour anni ’70 dei Roxy Music, traslato in chiave attuale e patinata. Un aneddoto curioso riguarda lo shooting londinese: la produzione coinvolse un team numeroso e materiali ricercati — lenzuola di seta, abiti couture, gioielli provenienti da Parigi — per costruire quell’aura teatrale e sofisticata che da sempre accompagna l’immaginario visivo di Ferry. Le fotografie non rimasero un semplice apparato discografico: alcune stampe furono esposte nella mostra di Adam Whitehead alla Phillips de Pury Gallery, conferendo alla copertina lo statuto di vera opera d’arte autonoma. Olympia funziona proprio così: trasforma la copertina in un manifesto estetico, capace di dialogare con la storia dell’arte e, al tempo stesso, con l’immaginario glamour e pop contemporaneo. Una perfetta sintesi dello stile di Bryan Ferry, che fonde musica, moda e visione artistica in un linguaggio unico e inconfondibile.
