Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols

Autore copertina
Autore del disco
Anno pubblicazione
1977
Formato disco
LP 12"

Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols

Sex Pistols

Copertina di Jamie Reid


I Sex Pistols sono stati tra i protagonisti più radicali e controversi della scena punk britannica degli anni ’70. Formatisi a Londra nel 1975 grazie all’intuizione del manager Malcolm McLaren, con membri come Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook e Sid Vicious (subentrato a Glen Matlock), la band rivoluzionò il rock con un unico, incendiario album: Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols, pubblicato nel 1977. Questo disco segnò un punto di non ritorno non solo nella musica, ma anche nella cultura visiva del punk. La copertina dell’album, creata dal graphic designer Jamie Reid, rappresenta un vero e proprio atto di rottura. Jamie Reid, vicino al movimento situazionista e anarchico, concepì l’artwork come un vero e proprio sabotaggio visivo: niente estetica tradizionale o decoro, ma un’esplosione di colori forti e una composizione volutamente disordinata, pensata per disturbare e denunciare l’ordine costituito. Con il suo sfondo giallo acceso e un impatto visivo violento, la grafica appare semplice ma carica di significati politici e culturali. Al centro campeggia la scritta in nero maiuscolo “THE BOLLOCKS”, preceduta dall’irriverente “NEVER MIND” e seguita da “HERE’S THE”, mentre in basso il logo “Sex Pistols” è inserito su un rettangolo rosa fucsia inclinato, come se fosse incollato alla rinfusa. Questa scelta richiama volutamente l’estetica “fai da te” delle fanzine punk e dei tabloid scandalistici, enfatizzando un messaggio di protesta e disordine. Non ci sono immagini o volti, solo parole pensate per colpire direttamente lo spettatore. Tuttavia, il termine “bollocks” scatenò un acceso dibattito: ritenuto volgare e osceno, portò l’album a finire sotto accusa. Nel novembre 1977, a pochi giorni dall’uscita, Chris Searle, manager di un negozio Virgin a Nottingham, fu arrestato per aver esposto in vetrina la copertina originale, accusato di “esposizione di materiale indecente” ai sensi di una vecchia legge del 1899. Virgin Records, l’etichetta che distribuiva l’album, temeva ripercussioni legali e valutò perfino di modificare il titolo e la grafica per evitare problemi. Ma Johnny Rotten si oppose fermamente, minacciando di lasciare l’etichetta se la copertina fosse stata alterata. A difendere Virgin e il diritto di libertà di espressione fu chiamato l’avvocato John Mortimer, noto per le sue battaglie legali in difesa della libertà. In tribunale, il professore James Kinsley, esperto di inglese antico, testimoniò che “bollocks” non era affatto un termine osceno, ma indicava originariamente “predicatori che parlavano a vanvera”, da cui l’uso moderno di “sciocchezze” o “fandonie”. Mortimer sottolineò inoltre che la parola compariva comunemente nei giornali nazionali, chiedendo perché un negozio di dischi dovesse essere perseguito per lo stesso termine. Il giudice, pur riconoscendo che la copertina era una “provocazione commerciale”, concluse con riluttanza che non vi fossero motivi per condannare l’accusato, decretando l’assoluzione. Questa vittoria storica non solo permise a Virgin di distribuire l’album senza modifiche, ma trasformò la copertina in un simbolo di libertà di espressione e ribellione punk. Le vendite dell’album schizzarono, e la grafica divenne un’icona riconoscibile e dirompente. La copertina di Never Mind the Bollocks ha così definito non solo l’identità visiva del punk, ma ha anche trasformato un semplice oggetto commerciale in un gesto politico e culturale di grande impatto, tuttora tra le copertine più riconoscibili e imitate di sempre.

Museum Hours

9:30–6:00, Monday Until 8:00

Museum Location

2270 S Real Camino Lake California