Il potere dromedario
Piergiorgio Maffi
Copertina di Tullio Pericoli
Con Il potere dromedario, il giovanissimo Piergiorgio Maffi, debutta nel panorama musicale italiano, una canzone che è satira e al tempo stesso manifesto. Frutto di una conversazione tra amici in un’osteria – come racconta lo stesso autore – il brano nasce per scherzo, ma affonda con precisione la lama nella caricatura di un certo linguaggio politico pomposo e autoreferenziale, il cosiddetto “sinistrese”. Espressioni come “nella misura in cui” o “quadri dirigenti, contadini” vengono qui smascherate nella loro goffaggine, restituendo al pubblico una canzone ironica e tagliente. Il titolo Il potere dromedario è volutamente assurdo e provocatorio, un’accostamento grottesco che unisce l’idea di un “potere” autoritario e vuoto con quella di un “dromedario”, animale simbolo di lentezza, goffaggine. Un potere che avanza come un dromedario: barcollante, lento, incapace di adattarsi ai tempi e di parlare con chiarezza. Il titolo gioca con l’assurdità, rendendo chiara fin da subito la natura ironica del brano, una critica mordente alla retorica vuota e alle parole inflazionate della politica dell’epoca. La copertina è firmata da Tullio Pericoli, disegnatore, pittore e caricaturista tra i più importanti del Novecento italiano. La sua illustrazione ritrae una figura umana stilizzata dalla cui bocca protende un grande megafono, a simboleggiare l’enfasi verbosa del linguaggio vuoto, urlato e spesso ridicolo del potere. La linea essenziale, raffinata ma graffiante, è perfettamente in sintonia con l’anima del brano: un attacco lucido, e insieme leggero, alla retorica dominante dell’epoca. Il potere dromedario è un piccolo esempio di arte totale: parola, musica e immagine si uniscono per ridicolizzare le derive comunicative di certa politica, in un’Italia che nel 1974 stava attraversando profondi cambiamenti sociali e culturali.
