Goo
Sonic Youth
Copertina di Raymond Pettibon
La copertina dell’album Goo dei Sonic Youth, pubblicato nel 1990, è una delle immagini più iconiche dell’estetica alternative rock degli anni Novanta. Il disegno in bianco e nero, realizzato da Raymond Pettibon, raffigura una coppia stilizzata in auto: entrambi con gli occhiali scuri, sguardo assorto e atteggiamento disinvolto, mentre una didascalia posta nel fumetto che accompagna la scena recita: “I stole my sister’s boyfriend. It was all whirlwind, heat, and flash. Within a week we killed my parents and hit the road.” (“Ho rubato il ragazzo di mia sorella. È stato tutto un turbine, calore e lampi. Nel giro di una settimana abbiamo ucciso i miei genitori e siamo fuggiti.”). Pettibon adotta il suo consueto stile incisivo, con tratti netti, contorni marcati e assenza di sfumature, evocando la cultura pop e il linguaggio visivo dei fumetti underground. L’illustrazione è ispirata a una fotografia reale di Maureen Hindley e David Smith, testimoni chiave nei famigerati omicidi della “coppia di Moors” in Inghilterra. Trasformata attraverso la lente deformante di Pettibon, l’immagine perde ogni riferimento documentario per diventare una rappresentazione disturbante e ironica dell’alienazione giovanile. Il contrasto tra la forma “pop” e il contenuto drammatico e ambiguo è una cifra tipica dell’artista. Raymond Pettibon è una figura chiave dell’arte underground americana, noto per le sue illustrazioni che fondono l’estetica dei fumetti con testi enigmatici e sovversivi. Originario della scena punk californiana – è celebre per aver disegnato il logo dei Black Flag – Pettibon ha sviluppato un linguaggio visivo riconoscibile, in cui immagini in apparenza semplici si caricano di tensione politica, sociale e psicologica. Le sue opere esplorano i miti americani, la violenza, la religione, il sesso, il potere e l’identità culturale, spesso con un tono ambiguo e ironico. Con Goo, Pettibon ha portato il suo stile visivo, crudo e ironico, dalla scena punk al mondo dell’alternative rock.
