Free Jazz
The Ornette Coleman Double Quartet
Copertina di Jackson Pollock
Il disco e il contesto storico-musicale
L’album Free Jazz: A Collective Improvisation by the Ornette Coleman Double Quartet, pubblicato nel 1961 dalla Atlantic Records, è una pietra miliare che consacrò e diede il nome all’omonimo genere musicale, segnando la definitiva denominazione dello stile che Ornette Coleman (sassofonista texano) aveva già cominciato a sviluppare, noto come avanguardia del jazz moderno.
Il disco fu una rivoluzione e un attacco deliberato alle convenzioni del jazz mainstream (come il bebop e l’hard bop), proponendo una musica caratterizzata da una ricerca di estrema libertà armonica e ritmica, basata sull’improvvisazione collettiva e priva di schemi formali predeterminati.
Il contenuto è un’unica traccia di quasi 40 minuti, eseguita in un solo take (unica registrazione) e senza prove precedenti. Coleman riunì un doppio quartetto in cui i musicisti, pur mantenendo alcuni punti di riferimento melodici, improvvisavano simultaneamente, creando un’esperienza densa e complessa, che al tempo fu percepita come “caos sonoro” e generò forti reazioni di consenso e dissenso.
Il free jazz aderiva perfettamente ai fermenti sociali, politici e razziali degli Stati Uniti di fine anni Cinquanta e inizio anni Sessanta, rispecchiando la voglia di giustizia e ribellione del popolo afroamericano che esigeva cambiamento e libertà. La musica stessa divenne un’affermazione caparbia del diritto alla diversità e all’espressione senza costrizioni.
Analisi visiva e lettura simbolica
La copertina è un elemento iconico che lega indissolubilmente la rivoluzione musicale alla rivoluzione artistica.
Il titolo “FREE JAZZ” ed il nome del gruppo (“A COLLECTIVE IMPROVISATION BY THE ORNETTE COLEMAN DOUBLE QUARTET”) in caratteri grandi e lineari , disposti in modo pulito ed essenziale su uno sfondo di colore neutro (beige/grigio chiaro) dominano l’immagine.
Nell’angolo in basso a destra è incastonata una riproduzione in miniatura di un dipinto, che si scopre essere “The White Light” (Luce Bianca) di Jackson Pollock, datato 1954. La scelta di questa opera non è casuale: l’Action Painting di Pollock, grazie alla tecnica del dripping (gocciolamento) crea un intricato groviglio di linee e colori, fungendo da equivalente visivo dell’improvvisazione collettiva e dell’anarchia sonora di Coleman. Entrambe le forme d’arte rompono le convenzioni, celebrano l’immediatezza del gesto e l’espressione incontrollata, sfidando l’ordine formale e la struttura. Il caos apparente ma “limpido e chiaro” del dipinto riflette l’esperienza allucinante e liberatoria dell’ascolto di Free Jazz. L’opera è un manifesto visivo dell’arte spontanea, non figurativa e profondamente viscerale.
Il design della copertina unisce una tipografia minimalista e ordinata con l’esplosione astratta e gestuale di Pollock, creando un contrasto che evidenzia la radicalità del contenuto musicale e l’intento concettuale dell’opera.
Aneddoti e curiosità
Fu l’Atlantic Records a voler usare il dipinto di Pollock per la copertina dell’album e, dato che Coleman stava togliendo le “manette” al jazz in modo definitivo, l’etichetta decise di battezzare il disco con il nome che poi sarebbe passato a indicare l’intero stile: Free Jazz.
La musica è l’unico take registrato, fatto senza un limite di tempo prestabilito, lasciando “correre le bobine” per quasi 40 minuti, in un atto di fiducia assoluta nell’ispirazione spontanea dei musicisti.
Cenni sull’autore della copertina
Paul Jackson Pollock (1912 – 1956) è stato uno degli artisti statunitensi più importanti e innovativi del XX secolo.
È considerato il massimo esponente dell’Action Painting (Pittura d’Azione) e della Scuola di New York, un movimento all’interno dell’Espressionismo Astratto. Divenne famoso per la tecnica del dripping (gocciolamento) sviluppata intorno al 1947, che consisteva nello stendere le tele per terra e far gocciolare o schizzare il colore direttamente dal barattolo o con bastoncini, muovendosi e “danzando” intorno all’opera. Questo metodo poneva l’accento sul gesto dell’artista, rendendo l’atto del dipingere tanto importante quanto l’opera finita.
I suoi lavori hanno rappresentato la prima grande affermazione del mondo statunitense come nuovo centro dell’arte moderna dopo la Seconda Guerra Mondiale, superando l’influenza europea.
La sua esistenza fu segnata da problemi di alcolismo e psichici. Morì tragicamente a soli 44 anni in un incidente d’auto causato dalla guida in stato di ebrezza.
Il dipinto in copertina, White Light, si abbina perfettamente all’idea di improvvisazione libera e spontanea che caratterizza l’album.




