Dylaniato
Schipa Jr.
Copertina di Pablo Echaurren
Pubblicato nel 1985, Dylaniato è l’album in cui Tito Schipa Jr. rende omaggio a Bob Dylan, reinterpretandone alcuni brani in italiano e rielaborandoli con un approccio personale, a metà strada tra rock, teatro musicale e cantautorato. Negli anni ’80 la canzone d’autore si trovava a dialogare con nuove sonorità e con un panorama sociale in cambiamento. La copertina di Pablo Echaurren ne diventa il riflesso visivo, capace di condensare musica e immaginario in una forma iconica. L’artista romano, celebre per il suo linguaggio pop e per la capacità di mescolare ironia, critica sociale e cultura popolare, costruisce un’immagine densa e psichedelica, che appare come un vero manifesto degli anni ’80. La figura centrale, un uomo con baffi e capelli ricci – probabilmente Schipa Jr. stesso – suona una chitarra circondato da un’esplosione di forme e colori. Attorno a lui, un caleidoscopio di simboli evoca pace e conflitto, amore e alienazione, in un continuo gioco di contrasti. Una colomba viola richiama la psichedelia degli anni ’60 e l’utopia pacifista; una nave geometrica rossa allude al viaggio, esistenziale e artistico; esplosioni e missili incarnano la guerra e la violenza; cuori e note musicali celebrano la creatività e l’energia vitale; mentre la presenza enigmatica di un automa sembra rappresentare la modernità disumanizzante. Dal punto di vista stilistico, Echaurren utilizza linee nere e colori saturi – rossi, blu, gialli e viola, verde – che creano un effetto di caos controllato. Ogni dettaglio rimanda a un frammento di discorso, in un mosaico che si presta a letture multiple. L’uomo con la chitarra, isolato in questo turbine visivo, diventa metafora del lavoro stesso di Schipa Jr., sospeso tra fedeltà e “distorsione” della tradizione dylaniana. Un triangolo giallo con la scritta Schipa Jr. – Dylaniato funge da fulcro e richiama le grafiche psichedeliche, mentre la firma di Echaurren a sinistra sancisce il carattere autoriale dell’opera. In definitiva, questa copertina non è un semplice involucro discografico, ma una vera opera d’arte che intreccia omaggio, critica e sperimentazione visiva, diventando una delle testimonianze più rappresentative della contaminazione tra musica e arti visive negli anni ’80.
