Disoccupate le strade dai sogni
Claudio Lolli
Copertina di Cesare e Wanda Monti
Pubblicato nel 1977 dall’etichetta indipendente Ultima Spiaggia, Disoccupate le strade dai sogni rappresenta uno dei lavori più radicali e potenti di Claudio Lolli, cantautore bolognese tra i più lucidi interpreti del decennio. È l’Italia degli anni di piombo, del Movimento del ’77, delle piazze attraversate da conflitti sociali e disillusioni politiche. In questo clima di tensione, Lolli costruisce un disco che è insieme atto poetico e manifesto politico, con sonorità che intrecciano canzone d’autore, jazz e sperimentazioni progressive. È un album cupo e profetico, che riflette la frattura tra l’utopia degli anni precedenti e la realtà brutale di una società che sembra aver già assorbito e neutralizzato i sogni di cambiamento. La copertina, realizzata da Cesare e Wanda Monti, è un collage visionario e disturbante. Sullo sfondo si ergono grattacieli vertiginosi, emblemi della città moderna e della sua alienazione. In primo piano, con prospettiva ascendente, appare un “Cristo pagliaccio” – interpretato da Roberto Manfredi (fratello del cantautore Gianfranco, allora impiegato all’Ultima Spiaggia) – che impugna una falce. Indossa un cappello a cono, il volto truccato da clown, e fissa l’osservatore con un sorriso beffardo. Intorno, arcobaleni stilizzati fendono lo spazio urbano come segni artificiali di un’illusione già incapsulata nel sistema. Quest’immagine mette in scena un cortocircuito di simboli: il Cristo-pagliaccio fonde la dimensione sacrificale e redentrice con quella grottesca e derisoria del clown, trasformandosi in un profeta ridicolizzato, o in un buffone che ha preso il posto del messia; la falce evoca lavoro e lotta di classe, ma nelle sue mani diventa parodia; i grattacieli raffigurano il potere che massifica e schiaccia l’individuo; l’arcobaleno, tradizionale emblema di speranza, si fa geometrico e prigioniero, un sogno reso artificiale e controllato. Il sorriso non libera, inquieta: è lo stesso sorriso del potere che ingloba e neutralizza. È la rappresentazione visiva di ciò che il titolo annuncia: “disoccupare le strade dai sogni”, liberare lo spazio collettivo dalle illusioni, perché i sogni sono già stati catturati. Il brano d’apertura, Alba meccanica, chiarisce subito il senso dell’intero progetto: ogni giorno che nasce è già scritto, uguale al precedente, scandito da una meccanicità che annulla la speranza. La copertina traduce questa visione in immagine: le albe non sono più naturali ma artificiali, i sogni non liberano ma si inseriscono nell’ingranaggio urbano e sociale. Musica e immagine diventano un tutt’uno, un atto unico di denuncia. Esteticamente, l’artwork funziona come manifesto: il collage sottolinea lo spaesamento e la frattura con la realtà, la prospettiva urbana evoca oppressione e claustrofobia, il grottesco destruttura i simboli del sacro e del politico, mescolando ironia e tragedia, sogno e disincanto. È un’immagine disturbante e necessaria, che non accompagna semplicemente la musica ma ne amplifica il senso, restituendo in pieno l’alienazione e la crudele lucidità di un’epoca.
Cesare Monti, fotografo e art director, è stato tra i protagonisti della grafica musicale italiana tra anni Sessanta e Settanta, collaborando con artisti come Fabrizio De André, PFM, Banco del Mutuo Soccorso ed Eugenio Finardi. Insieme a lui, Wanda Monti ha contribuito a costruire un linguaggio visivo popolare e raffinato, sempre fedele alla forza comunicativa dell’immagine. La loro copertina per Lolli è più di un apparato grafico: è un manifesto visivo della disillusione degli anni Settanta.
