Unknown Pleasure
Joy Division
Copertina di Peter Saville
Il disco e il contesto storico-musicale
L’album, pubblicato per l’etichetta indipendente Factory Records, emerge dalla grigia e post-industriale Manchester subito dopo l’esplosione del punk inglese (1977).
Unknown Pleasures segna una rottura decisiva con la rabbia anarchica e caotica del punk, orientandosi verso atmosfere più introspettive, oscure, glaciali e sonore. Il suono è visionario e innovativo e privilegia gli effetti, il riverbero e la spazialità, creando un’atmosfera di alienazione e desolazione.
I testi del frontman Ian Curtis, afflitto da crisi epilettiche e turbe interiori (si suiciderà l’anno successivo, nel 1980), sono incentrati su temi di alienazione, dolore, solitudine, fallimento e oscurità esistenziale, riflettendo il malessere della società e la sua lotta personale. L’album è considerato una pietra miliare che ha influenzato in modo radicale tutto il rock successivo, dal dark alla new wave.
Analisi visiva e lettura simbolica
La copertina di Unknown Pleasures, capolavoro di Peter Saville, è un esempio iconico di minimalismo radicale, distinguendosi per l’audace scelta di presentarsi priva di titolo e del nome della band.
A dominare la scena è visiva uno sfondo di un nero opaco, che evoca immediatamente l’oscurità primordiale, l’ignoto siderale e l’immensità dello spazio cosmico. Al centro di questo abisso silente è riprodotto un diagramma essenziale: una composizione di 80 linee bianche, sottili e frastagliate, disposte verticalmente e leggermente sfalsate l’una rispetto all’altra, il cui profilo complessivo suggerisce una serie di onde o impulsi.
Il grafico non è un’invenzione artistica, ma una rappresentazione scientifica: raffigura i segnali radio emessi dalla pulsar CP 1919 (o B1919+21), la prima stella di neutroni pulsante scoperta (nel 1967). L’immagine fu trovata dal chitarrista Bernard Sumner in una copia della Cambridge Encyclopaedia of Astronomy.
Questa scelta è ricca di simbolismo: la stella di neutroni, residuo ultradenso dell’esplosione di una supernova, è un corpo celeste che emette impulsi radio unici e irripetibili. Tale natura simboleggia perfettamente il suono, l’intensità drammatica e la breve ma folgorante esistenza della band.
Le onde/impulsi rappresentano l’energia, la comunicazione, il battito cardiaco o il segnale cerebrale (simbolo della lotta di Ian Curtis contro l’epilessia). L’immagine evoca un elettrocardiogramma, un monitoraggio di una funzione vitale o di una crisi.
Il contrasto tra bianco (segnale, vita, suono) ed il nero (spazio, morte, vuoto) esprime l’estetica dark, desolata e dualistica dell’album e della New Wave in generale.
L’assenza di scritte (titolo e nome della band) sulla copertina fu una scelta audace di Peter Saville e Factory Records, rafforzando l’idea di mistero e di oggetto d’arte che parla da sé.
Il minimalismo e l’uso di un grafico scientifico elevano l’immagine a un simbolo di modernità, freddezza post-industriale e intellettualismo malinconico, in netto contrasto con le copertine più chiassose del punk.
Aneddoti e curiosità
La band chiese inizialmente a Peter Saville che il diagramma fosse nero su fondo bianco. Fu Saville a insistere per l’inversione cromatica (bianco su nero), ritenendola più adatta al nome della band e all’atmosfera oscura dell’album.
Per esplicita scelta, la copertina dell’album non riportava né il nome della band né il titolo dell’album (che appare solo sulla busta interna). Questa mossa anticonformista rafforzò l’identità artistica e il culto della band.
Il nome “Joy Division” deriva dal romanzo The House of Dolls di Ka-tzetnik 135633, ed è un riferimento a un’unità di donne schiave sessuali nei campi di concentramento nazisti. Questo contesto drammatico e storico ha contribuito all’estetica cupa e nichilista abbracciata dalla band e dalla copertina.
Peter Saville non fu il manager dei Joy Division (ruolo ricoperto da Rob Gretton), ma fu un socio fondatore (partner) e l’Art Director della loro etichetta indipendente, Factory Records. Questa posizione gli garantì una libertà creativa quasi totale nel definire il look della band, un fatto rarissimo all’epoca che contribuì in modo decisivo al successo iconico della copertina.
L’immagine della cover è diventata, nel tempo, un’icona pop pervasiva, spesso usata su t-shirt e merchandising, anche da chi non conosce la musica della band.
Cenni sull’autore della copertina
Peter Saville (Manchester, 1955) è un celebre grafico e direttore artistico britannico, tra i più influenti della sua generazione.
È noto soprattutto per essere stato uno dei soci fondatori (e direttore artistico) della Factory Records (1978), per cui ha creato la maggior parte delle copertine, definendo l’intera estetica visiva del post-punk e della new wave.
Il suo lavoro si distingue per un approccio concettuale, modernista e minimalista, spesso ispirato all’arte e al design classico, al costruttivismo e alla tipografia modernista. Le copertine da lui create non si limitano a illustrare la musica, ma sono veri e propri capolavori che stabiliscono un dialogo intellettuale con l’ascoltatore.
Oltre ai Joy Division (e in seguito ai New Order, con copertine iconiche come quella di Blue Monday), Saville ha lavorato con artisti di fama e per il mondo della moda e del design, elevando il design delle copertine discografiche a una forma d’arte raffinata e concettuale.




