Black Moses
Isaac Hayes
Copertina di Joel Brodsky
Il Profeta Soul
Pubblicato nel 1971 su etichetta Stax, Black Moses segue di pochi mesi il trionfo della colonna sonora di Shaft e consacra Isaac Hayes come profeta della soul music orchestrale. Il titolo riprende un soprannome nato in casa Stax e reso celebre dal giornalista Chester Higgins: «Mosè nero», emblema di emancipazione e fierezza afroamericana che Hayes, dopo iniziali resistenze, fece proprio. La copertina, realizzata dal celebre ritrattista Joel Brodsky, include un inserto: un gatefold a quattro lati che si apre formando un poster a forma di croce, con una fotografia di Hayes sul fronte e una sul retro. Sul fronte del poster, l’artista è ritratto in abiti di ispirazione biblica—tunica, occhiali scuri, braccia spalancate—come un Mosè moderno che guida il suo popolo. Sul retro invece l’immagine cambia: nella parte alta del crocifisso, c’è una foto di Hayes a dorso nudo, a mezzo busto, con le mani giunte e protese in avanti verso lo spettatore; al collo sfoggia vistose collane d’oro, presagio estetico di quella ricchezza ostentata che diventerà cifra stilistica dell’hip‑hop e del rap delle generazioni successive. Sui lati destro e sinistro, così come nella parte inferiore del crocifisso, compaiono simboli biblici—le tavole della Bibbia—che amplificano il tono liturgico e militante dell’opera. Il progetto, uno dei più audaci della grafica discografica degli anni ’70, fu concepito all’interno della stessa Stax dal direttore marketing Larry Shaw insieme al creativo Ron Gordon (Bar‑Kays). Black Moses è molto più di un doppio LP: è un manifesto culturale e spirituale. Il suo packaging, a metà fra poster devozionale, reliquiario pop e dichiarazione politica, intreccia musica, religione e orgoglio black, attestando il ruolo centrale dell’immagine nella costruzione dell’icona Isaac Hayes.

