Eve
The Alan Parsons Project
Copertina di Hipgnosis
Contesto storico-musicale Pubblicato nel 1979, Eve rappresenta il quarto album in studio dei The Alan Parsons Project, il sodalizio artistico tra il produttore e ingegnere del suono Alan Parsons e il cantautore Eric Woolfson. Il disco nasce in un periodo di transizione, quando il progressive rock dei primi anni Settanta, più sinfonico e concettuale, si stava trasformando in uno stile più sintetico e vicino al pop, influenzato dalle nuove sonorità elettroniche. Con Eve, il duo affronta il tema della condizione femminile e dell’immagine della donna nella società, toccando argomenti come il potere, l’ambizione e i pregiudizi di genere. Musicalmente, l’album combina la complessità del prog con melodie più dirette e accessibili, anticipando l’eleganza e la cura dei lavori successivi del gruppo.
Analisi visiva La copertina di Eve, ideata dallo studio Hipgnosis, mostra in primo piano due volti femminili, ripresi in un’atmosfera elegante ma ambigua. Le donne indossano veli neri trasparenti punteggiati di perline, che lasciano intravedere i loro tratti, ma anche ferite e cicatrici sui volti, rivelando un contrasto inquietante tra bellezza e dolore, attrazione e disillusione. Il fondo neutro e la luce morbida rendono la scena quasi pittorica, come un ritratto rinascimentale contaminato da un’estetica fotografica anni Settanta. Aprendo la copertina sul retro, l’immagine si amplia, mostrando un’altra donna accanto alle prime due, anche lei velata e apparentemente perfetta, ma con imperfezioni o dettagli disturbanti: segni sul viso, sguardo freddo, posa di rigida compostezza. Questa composizione corale, con più figure femminili simili tra loro, mette in evidenza come la società tenda a rappresentare le donne in modo uniforme, secondo modelli e aspettative imposti dai canoni culturali e sociali. Il titolo Eve, collocato in alto a destra, è sobrio ma allusivo, quasi un marchio, come a voler “firmare” l’identità della donna raffigurata.
Lettura simbolica e culturale La copertina di Eve è una delle più enigmatiche e provocatorie dell’intera produzione Hipgnosis. Il velo — simbolo di mistero, seduzione e censura — diventa qui una metafora della condizione femminile: l’immagine della donna è filtrata, controllata, costruita secondo parametri esterni. Le cicatrici, reali o simboliche, raccontano la violenza e la discriminazione nascoste dietro la superficie del glamour. L’immagine, sospesa tra eleganza e provocazione, riflette il tema centrale del disco: il contrasto tra apparenza e identità, tra potere e fragilità. Il titolo Eve richiama la figura biblica di Eva e il mito della donna come simbolo di tentazione e colpa. L’album e la sua copertina mirano a mettere in discussione proprio questo stereotipo, invitando a riflettere su come la società abbia costruito e tramandato l’immagine femminile.
Aneddoti e curiosità Le cicatrici sui volti delle modelle non furono aggiunte con ritocchi fotografici, ma realizzate tramite trucco prostetico, applicato direttamente durante lo scatto: una scelta che suscitò forti reazioni al momento dell’uscita, con accuse di cattivo gusto o misoginia, ma anche elogi per il coraggio concettuale. In realtà, come dichiarò Alan Parsons, l’intento era tutt’altro che provocatorio: la copertina doveva “mostrare il volto nascosto della perfezione femminile, quella che la società non vuole vedere”. Il progetto visivo si inserisce nel solco delle copertine più concettuali di Hipgnosis, capaci di dialogare in profondità con la musica e il messaggio dell’album.
Cenni sull’autore della copertina Hipgnosis, studio di design britannico fondato da Storm Thorgerson e Aubrey Powell, ha ridefinito il concetto di copertina discografica trasformandolo in un linguaggio visivo autonomo. Conosciuto per le immagini simboliche e surreali, ha firmato alcune delle copertine più iconiche degli anni Settanta. La loro cifra stilistica ha unito surrealismo, fotografia sperimentale e concetto narrativo: ogni immagine era pensata come un enigma visivo, capace di estendere il senso musicale del disco. Con Eve, Hipgnosis ha offerto una delle sue interpretazioni più cupe e psicologiche, rendendo visibile l’invisibile — le ferite interiori e sociali dietro la maschera dell’immagine.





