Ten
Pearl Jam
Copertina di Lance Mercer (ph), Jeff Ament (concept)
Contesto storico-musicale
I Pearl Jam, nato dalle ceneri dei Mother Love Bone, si forma a Seattle con membri provenienti dai Green River e Soundgarden. Pubblicato nel 1991, Ten è il loro album d’esordio che diventa presto una pietra miliare del grunge, unendo sonorità potenti e testi intensi. In un periodo in cui molti artisti rifiutano le immagini patinate e cercano autenticità, l’album si distingue per la sua forza emotiva e per il legame tra energia musicale e introspezione. Nei testi emerge la poetica del gruppo, fatta di dolore, sopravvivenza e desiderio di riscatto in un’America inquieta all’inizio degli anni Novanta.
Analisi visiva e simbolica
L’immagine realizzata da Lance Mercer, fotografo di Seattle vicino alla scena grunge, mostra i cinque membri della band riuniti in cerchio, con le braccia destre alzate e unite in alto. Il gesto, ideato da Jeff Ament – bassista dei Pearl Jam nonché artista visivo e autore di molti progetti grafici legati alla band – richiama quello di una squadra che si prepara spiritualmente a entrare in campo, simbolo di unione, coesione e forza comune. Sullo sfondo campeggia una grande scritta “Pearl Jam” in legno, costruita a mano dallo stesso Ament con martello e chiodi: un dettaglio che riflette la natura artigianale e concreta della loro musica: solida, essenziale, spoglia di orpelli.
Il fondo, dominato da sfumature rosse e violacee, accentua la tensione emotiva della scena, mentre la posizione dei corpi crea una sorta di gruppo scultoreo. Nessuno dei musicisti mostra il volto: ciò che conta non è l’individuo, ma il gruppo. È una visione collettiva e corale della musica, che si contrappone all’individualismo e al protagonismo della cultura mainstream.
I colori, tra il rosa delle lettere e il rosso del muro di fondo, evocano anche una dimensione psichedelica che dialoga con le influenze Anni Settanta e con il lato più visionario del grunge, mescolato a garage e punk. Mercer, noto per prediligere il bianco e nero, mantiene anche in questo scatto a colori un gusto quasi monocromatico.
Aneddoti e curiosità
Prima di chiamarsi Pearl Jam, il gruppo aveva scelto il nome Mookie Blaylock, in omaggio al giocatore di basket dell’NBA. Quando il nome dovette essere cambiato per motivi legali, il titolo del disco divenne Ten, come il numero di maglia di Blaylock. Lo sport — e il senso di squadra che ne deriva — rimane così parte integrante dell’identità del gruppo e del messaggio visivo della copertina. L’immagine fu realizzata durante una delle prime sessioni fotografiche ufficiali della band. Il concept del gruppo unito in un gesto simbolico nacque dall’idea di Jeff Ament, che curò anche il design grafico dell’album.
La leggenda vuole che il nome “Pearl Jam” derivi dalla bisnonna di Eddie Vedder (cantante della band), di nome Pearl, famosa per preparare una “marmellata” (jam) a base di peyote.
Cenni sull’autore della copertina:
Lance Mercer è un fotografo statunitense nato a Seattle, noto per aver documentato dall’interno la scena musicale della città durante gli anni Novanta. Membro del collettivo Pearl Jam Ten Club sin dalle origini, Mercer ha lavorato per Nirvana, Soundgarden e molti altri protagonisti del rock alternativo americano. Il suo stile, diretto e istintivo, combina energia live e sensibilità documentaristica, restituendo la dimensione umana e autentica dei musicisti che ritrae. Questa con la sua forza simbolica e il suo equilibrio tra fisicità e spiritualità, rimane una delle immagini più riconoscibili della storia del rock contemporaneo.
Jeff Ament, oltre a essere il bassista dei Pear Jam, è artista visivo e autore di molti progetti grafici legati al gruppo. I suoi lavori — tra cui alcuni dipinti apparsi nel film Singles di Cameron Crowe, dedicato alla scena di Seattle — testimoniano il legame tra musica e arte visiva nel percorso dei Pearl Jam.
